Italia e produzione di energia da fonti rinnovabili - 2021 un anno negativo
Il 2021 è stato un anno negativo per l'Italia in relazione alle nuove istallazioni di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, come il nuovo report di Energy&Strategy dimostra.
L'analisi dei dati evidenzia che, anche se il mercato in Italia è cresciuto nel 2021 rispetto al 2020 (anno orribile), siamo ancora molto lontani dalle performance necessarie per raggiungere gli obiettivi fissati dal Governo Nazionale per il 2030 (75% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili secondo le ultime indicazioni del Piano per la transizione Energetica).
Per un discreto riassunto dei dati di questo report vedi articolo de La Repubblica del 23 maggio 2022 al seguente link leggi l'articolo completo.
Ciò a fronte di un impegno notevolissimo degli operatori del settore che hanno prodigato sforzi immensi nella redazione di numerosissimi progetti depositati presso il MITE ed il MIC e presso le Regioni.
Purtroppo, però,
- l'oramai patologico sotto dimensionamento del personale della Direzione competente del MITE che non riesce, non per scarsa volontà (tutt'altro), a rispettare minimamente i tempi prefissi dalle norme vigenti per disporre la procedibilità dell'intervento e successivamente a redigere i Decreti finali;
- l'atteggiamento oramai preconcetto delle Soprintendenze e del MIC che hanno bocciato oltre il 90% dei progetti di impianti eolici ed oltre il 70% dei progetti fotovoltaici presentati. Purtroppo troppo spesso tali pareri negativi sono del tutto indifendibili per le motivazioni vaghe, superficiali e impregnate di preconcetti che risultano spesso imbarazzanti;
- l'atteggiamento ostile delle Regioni
i tempi degli iter autorizzativi si allungano in maniera esagerata e troppo spesso gli investitori stanchi di aspettare anni per l'approvazione dei loro progetti scappano.
Un articolo molto interessate di Affari e Finanza del 23 maggio 2022 (vai al seguente link leggi l'articolo completo) evidenzia come l'Italia, pur essendo un territorio estremamente vocato per la fonte eolica sia al 13° posto in Europa per investimenti negli impianti eolici.
Il Governo Nazionale sta producendo una serie di interventi legislativi che vanno nella direzione giusta e speriamo che si possa scrivere nel 2022 una pagina nuova e positiva nel settore.
Il problema non è però solo legislativo ma soprattutto culturale e purtroppo troppo persone, anche coloro che si professano ambientalisti, non comprendono che la vera battaglia ecologista è la lotta ai cambiamenti climatici e per l'Italia oggi anche il raggiungimento dell'autonomia energetica.
Obiettivi possibili se si cambia visione e si comprende che il Paesaggio è un elemento fondamentale per lo sviluppo sostenibile di un territorio e delle sue comunità, giustamente tutelato dalla nostra Costituzione, ma anche la Salute Umana, messa in crisi dai cambiamenti climatici, è parimenti tutelata dalla nostra Costituzione così come la vivibilità di un territorio è elemento fondamentale dello sviluppo sostenibile.
Altrettanto fondamentale è un’economia sana e libera dalla dipendenza da fonti fossili che importiamo da paesi non certo affidabili e che soprattutto produce gas clima alteranti.
Appare del tutto evidente che quando si ha la responsabilità di governare i processi di crescita di una comunità bisogna sempre riuscire a contemperare tutte le esigenze e tutte le componenti che in questo processo intervengono.
Una posizione così ampiamente negativa da parte di coloro che sono titolati alla tutela del Paesaggio rischia di avere un risultato opposto a quello che si crede di difendere perché finirà inevitabilmente che chi alla fine del processo è chiamato a dirimere le controversie tra i vari Enti titolati alla tutela delle diverse componenti ambientali (MITE, MIC, Regioni, Enti Locali) non ha le competenze necessarie per discernere i progetti buoni da quelli non approvabili e finirà per fare di tutta l'erba un fascio approvando anche quei progetti che non meriterebbero tale conclusione.
Ciò perché di fronte ad una visione preconcetta e che pretende di mummificare il Paesaggio senza comprendere che da un lato gli aerogeneratori alti 200 metri non possono essere invisibili ma dall'altro esistono molte situazioni in cui l'impatto è decisamente trascurabile in relazione alla natura del territorio ed alla percezione visiva e/o godibilità del paesaggio e che in queste situazioni, molto più frequenti di quanto si pensi, vale la pena subire un sacrificio tutto sommato limitato ed accettabile in nome di interessi ambientali più grandi.
Se una cernita/analisi della corretta comparazione tra il sacrificio imposto al Paesaggio ed i vantaggi che si producono alle altre componenti ambientali non la fa chi ha gli strumenti culturali e professionali per discernere quali progetti sono effettivamente impattanti e quali invece impongono impatti tutto sommato accettabili, lo farà chi non ha le competenze necessarie e sarà certamente il male maggiore.